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N° 82

 

LA PRIGIONIERA

 

Di Carlo Monni

 

 

1.

 

 

            Quando le cose decidono di andare storte, ci vanno alla grande. Matt Murdock non ricorda chi glielo ha detto quando era un bambino, ma deve ammettere che è vero. Prendiamo la presente situazione: solo pochi minuti fa Natasha Romanov, che qui in Russia chiamano Natalia Alianovna Romanova ma che resta pur sempre la letale Vedova Nera, la migliore delle spie, ha cercato di uccidere il Presidente ed il Primo Ministro Russi durante un ricevimento all’interno del Cremlino e pare determinata a non accettare il fallimento.

            Senza esitare si è strappata la parte inferiore dell’abito da sera che indossa, rivelando le gambe tornite, per poter avere maggior libertà di movimento.

-Fatti da parte, Matt…- sussurra al suo compagno -… o dovrò uccidere anche te.-

            Il tono di lei è assolutamente sincero. Non può essere in sé, pensa l’avvocato cieco che segretamente è il supereroe Devil, Quel bastardo di Andrei Rostov deve averla ipnotizzata o qualcosa di simile. Grazie ai suoi supersensi ne sente la presenza tra la folla a godersi la scena e il suo superudito percepisce distintamente un ordine:

-Prendete quei due! Hanno tentato di uccidere il Presidente. Non fateli scappare. Sono Devil e la Vedova Nera!-

            A parlare è stato un uomo sui trent’anni dai capelli chiari e lisci e un fisico asciutto che indossa un impeccabile smoking scuro, con mostrine militari appena sopra il taschino. Si chiama Vladimir Maksimovitch  Menikov, è il Direttore del F.S.B.,[1], ovvero il servizio di sicurezza interna della Federazione Russa ed è giustamente arrabbiato con se stesso per aver permesso ad un potenziale pericolo per il suo Presidente di avvicinarsi tanto a lui.

            Doveva capire prima che i sedicenti John e Penelope Bryce erano in realtà Devil e la Vedova Nera. Ha avuto la Romanova sotto il suo naso e non l’ha riconosciuta. Quella cagna... quella shlyukha[2]… deve aver riso di lui, non le permetterà di passarla liscia.

-Prendeteli vivi se potete, ma non fateli scappare a nessun costo.- urla.

 

            Quando sento bussare alla porta del mio appartamento vado ad aprire fiduciosa, troppo fiduciosa ma quelli che mi trovo davanti non sono chi stavo aspettando.

                Sembrano una discreta imitazione dei Blues Brothers con tanto di cappello e occhiali scuri ma non fanno ridere, tutt’altro.

-Miss Nelson? Miss Candace Nelson ?- chiede il più anziano.

-E chi vorrebbe saperlo?- ribatto

-Sono Agente Speciale Miller e lui è l’Agente Speciale Janson.- si presentano estraendo un tesserino -Sicurezza Interna.-

-E cosa vuole la Sicurezza Interna dalla sottoscritta?- chiedo.

-Ci è stato detto che lei sta andando in giro a fare domande su cose che non la riguardano.-

-Sono una giornalista e qualsiasi cosa sia d’interesse per il Pubblico mi riguarda.-

-Mi dia retta: s’interessi di moda o di gossip e lasci perdere certe storie. Ad essere troppo curiosi si rischia di rimetterci. Di curiosità si può anche morire, lo sa?-

                Improvvisamente mi si accende una lampadina nel cervello ed esclamo:

-Voi non siete della Sicurezza Interna! Chi siete?-

                Il più giovane dei due sogghigna e replica:

-Questo non avrebbe dovuto chiederlo, Miss Nelson, non avrebbe proprio dovuto chiederlo.-

 

                Natasha è davvero decisa. Sento il suo battito accelerato, posso quasi percepire l’adrenalina che scorre nel suo sangue. Le hanno fatto il lavaggio del cervello, ne sono sicuro. Devo farle recuperare la ragione.

-Ascoltami Tasha…- le sussurro -… non sai cosa stai facendo. Perché vuoi uccidere il Presidente?-

-Tu non capisci.- ribatte mentre mi sferra un calcio che evito di misura -Io devo farlo perché… perché…-

            Sento l’esitazione nella sua voce, forse potrei riuscire a rompere la sua programmazione se non arrivassero gli agenti federali russi che si precipitano su di noi.

            È gente che ha ricevuto un addestramento nei corpi speciali, combattenti in gamba. Non hanno pistole, sanno che in un ambiente così ristretto rischierebbero di colpirsi a vicenda. Sono in tanti ma non riescono a trattenerla e nemmeno a me.

            La fortuna l’abbandona improvvisamente, però: qualcosa la colpisce alla testa stordendola. Percepisco lo spostamento d’aria e il rumore secco di un calcio che la raggiunge al mento. Altri agenti si tuffano su di lei dimenticandosi di me. Grosso errore.

            Non posso fare niente per aiutarla adesso, a parte restare libero, e non sarà facile.

            Faccio scattare il cavo del mio bastone e lo aggancio ad un lampadario. Balzo verso l’alto e faccio oscillare il lampadario fino ad avere lo slancio per sfondare una finestra. Quando si decidono a spararmi è ormai troppo tardi: sono fuori.

            Ma a che mi serve? Sono solo in un paese straniero e anche se superassi le mura del Cremlino dove potrei andare?

            Non ha molto senso farsi certe domande. Corro verso la più vicina uscita. A zig zag per evitare i colpi che mi sparano. Mi aggancio ad un muro e salto.

            Ancora una volta lo slancio mi porta oltre. Non posso crederci: sono fuori ma per andare dove?

            Un’auto dal motore rombante frena accanto a me e dall’interno una voce mi dice:

-Sali, presto.-

È poco più di un sussurro ma non per le mie orecchie. Inglese con un pesante accento Russo. Un aiuto in questo posto? Sembra impossibile, ma che ci perdo a seguirlo, specialmente considerato chi c’è all’interno?

Salto a bordo e l’auto riparte a tutta velocità. Accanto a me, sul sedile posteriore, c’è Yuri Petrovitch, il figlio di Ivan, il mentore di Natasha.

-Sono stato costretto a lasciare la limousine.- mi spiega -Per fortuna sono riuscito a scappare in tempo e loro mi hanno trovato.-

-E chi sarebbero “loro”?- chiedo.

-Lo saprai a tempo debito, americano.- mi risponde l’autista.

            Devo solo augurarmi che non sia un’altra trappola.

 

 

2.

 

 

            La Vedova Nera riprende i sensi per ritrovarsi in una stanza buia, legata ad una sedia e nuda. Più le cose cambiano, più restano le stesse, pensa con una punta di divertito cinismo. Credono, forse, di impressionarla così? Eppure sanno con chi hanno a che fare.

Non ha bisogno di uno specchio per sapere che non ha più nemmeno il travestimento da Penelope Bryce: non sente più le lenti a contatto azzurre mentre i capelli le scendono sulle spalle ed è ovvio che sono di nuovo rossi. Beh, lo sapeva che avrebbero capito immediatamente chi fosse ed a questo punto non ha più importanza.

            La porta si apre e una figura si staglia sulla soglia seguita da altre due.

-Natalia Alianovna.- dice il nuovo venuto.

-Vladimir Maksimovitch, quale onore.- lo saluta lei in tono ironico.

-Non sei nella posizione di fare dell’ironia Natalia Alianovna.- ribatte Vladimir Menikov.

            Natasha lo fissa dritto negli occhi e replica:

-L’ironia è una delle poche cose che non puoi togliermi, Vova[3] a differenza dei vestiti. Ti piace quel che vedi? Ti eccita, magari?-

            Il viso di Menikov sembra vibrare per mezzo secondo poi l’uomo sferra a Natasha un forte schiaffo in volto.

- Slyukha!- esclama in tono rabbioso.

-Quindi è così che ti ecciti, Vova?- replica sprezzante Natasha mentre un filo di sangue le cola dal labbro superiore.

            Menikov sta per darle un altro schiaffo ma ci ripensa e fa un sorriso visibilmente forzato.

-Non cadrò nella tua trappola, Natalia Alianovna.- ribatte.

-Ormai siamo intimi, Vova, puoi anche chiamarmi Natasha. E di che trappola parli? A me pare che quella in trappola ed esposta agli sguardi libidinosi dei tuoi uomini sia io.-

            Menikov fa un lungo respiro e replica:

-Tu mi hai deluso profondamente Natalia Alianovna. Ti stimavo e ammiravo una volta. Perfino quando sei penetrata qui alla Lubyanka per liberare il traditore Vazhin[4] ho provato ammirazione per il tuo coraggio, anche se ho dovuto ordinare la tua cattura come traditrice della patria. Ora però hai tentato di uccidere il Presidente e il Primo Ministro e questo è intollerabile. Voglio sapere perché l’hai fatto.-

            Bella domanda, pensa Natasha. Ci ha pensato da quando si è risvegliata in quella scomoda situazione. Menikov le crederebbe se lei gli raccontasse che Andrei Rostov le ha fatto il lavaggio del cervello per farne la sua killer? Ne dubita sinceramente, tuttavia che ha da perdere? Apre la bocca ma non ne esce alcun suono. Un maledetto condizionamento postipnotico. Andrei le ha pensate tutte. Prima o poi riuscirà a superarlo ma potrebbe non averne il tempo.

-Speravo fossi più collaborativa Natalia Alianovna. Ti do un’ultima occasione: dimmi chi è stato a organizzare l’assassinio del Presidente. È una ritorsione dello S.H.I.E.L.D. forse?-

            Natasha si lascia scappare una risata e ribatte.

-Sei un imbecille, Vladimir Maksimovitvch.-

-Come… come ti permetti?-

            Natasha lo fissa senza parlare e alla fine è Menikov a distogliere lo sguardo dai suoi occhi verde smeraldo.

-Ti lascerò un altro po’ di tempo per riflettere.- dice infine -E se persisterai nel tuo atteggiamento, mi vedrò costretto a passare alle maniere forti. Puoi non credermi ma mi dispiacerebbe.-

Fa per uscire ma Natasha lo richiama:

-Ho capito una cosa, Vova: tu e tutti gli altri avete paura di me non è vero? È per questo che mi avete lasciata nuda e legata in una cella isolata e senza finestre. Fate bene ad aver paura perché io uscirò di qui, te lo garantisco, e poi verrò a farti una visitina che non dimenticherai.-

            Menikov non replica ed esce chiudendosi la porta alle spalle lasciando Natasha di nuovo da sola nel buio.

 

            I miei soccorritori mi portano in una specie di garage sotterraneo. Mi hanno bendato ignorando che con me è del tutto inutile. Ho memorizzato tutto il percorso e so che ci troviamo sotto una villa piuttosto ampia costruita come una fortezza. C’è un fiume qui vicino, la Moscova probabilmente.

            Scendiamo dall’auto e l’autista e un altro scagnozzo fanno salire me e Yuri al piano superiore. Sono ben armati, non mi ci vuole molto a capirlo. Chi possono essere? Yuri è preoccupato ma non troppo, lo capisco dal suo battito cardiaco. Ho il sospetto che sappia benissimo dove siamo e chi stiamo per incontrare. Saprò presto se è vero.

            Arriviamo in un ampio salone. Le immagini radar e gli odori mi dicono che è ben arredato. C’è perfino un caminetto appoggiato al quale sta un uomo dal fisico imponente.

            Mentre i suoi scagnozzi mi sfilano la benda dagli occhi, mi dice:

-Benvenuto nella mia modesta dimora Mister John Bryce... o dovrei dire Devil?-

            Parla un buon Inglese, un po’ troppo accademico magari e con un accento russo sopportabile. Tengo chiuse le palpebre mentre mi rimetto gli occhiali scuri. Sa già troppo e non voglio che dalla fissità del mio sguardo capisca che sono cieco.

-Lei sa molte cose su di me, Mister.- replico -Ma io non so niente di lei… a parte che la sua dimora non è affatto modesta...-

-Ha ragione. Lasci che mi presenti: mi chiamo Simyon Borisovitch Kurasov, forse Natasha o Ivan le avranno parlato di me.-

            Magnifico: mi trovo nella casa dell’equivalente russo di Kingpin.

-Perché mi ha aiutato Mr. Kurasov?-

-Perché è amico di Natasha, magari il suo uomo, e io… beh, diciamo che mi sento legato a lei da vincoli di stima e di affetto. Ho saputo che era nei guai e sono intervenuto come potevo.-

-In altre parole, Ivan le ha chiesto di tenerci d’occhio. Non ne sono sorpreso. Pare che siamo alleati, quindi può dire al suo amico nel nascondiglio dietro al camino di uscire fuori.-

            Kurasov ride divertito:

-Mi avevano avvisato che era un uomo dai molti talenti ed è vero a quanto pare.-

            La porticina accanto al camino si apre e ne esce un uomo che mi sembra della stessa età di Kurasov ma più snello ed in apparente buona forma.

-Le presento Yuri Sergeievitch Brevlov, già direttore della Sezione Russa dello S.H.I.E.L.D.-

-Non esiste più una sezione russa dello S.H.I.E.L.D.- ribatto -La Russia è uscita da quell’organizzazione e ne ha espulso tutti i membri che non hanno voluto pensionarsi o entrare nelle forze di sicurezza nazionali.[5] Lei è uno di quelli, Brevlov?-

-Mi sono trasferito in Ucraina e seguo le cose da lì.- risponde lui in un ottimo Inglese -Ufficialmente la sezione russa è chiusa, ma ufficiosamente siamo sempre in campo e Yuri Petrovitch è uno dei miei migliori agenti sotto copertura.-

-Tipico di Nick Fury. Bene e ora che abbiamo stabilito questa stramba alleanza tra un supereroe americano, lo S.H.I.E.L.D. e un gangster russo, qual è il piano?-

-Liberare Natasha e farla uscire dal paese, è ovvio.- risponde tranquillo Kurasov -Non è quello che vuole anche lei, Mr. Devil? Certo, senza il nostro aiuto le sarebbe molto difficile.-

-Ma non impossibile.- ribatto -Da dove si parte?-

-Natalia Alianovna è stata portata nelle segrete della Lubyanka, la sede del F.S.B. e un tempo del K.G.B.- risponde Brevlov -Nessuno ne è mai evaso a parte una spia americana, una donna di nome Carol Danvers[6] ma ebbe aiuto dall’esterno.-

-Se c’è qualcuno che può ripetere quell’impresa è proprio Natasha.- affermo con decisione -Ma dovremo essere pronti a darle  una mano.-

-A questo proposito…- interviene Kurasov -… potrebbe far comodo questo.-

            Apre una valigetta e dentro c’è qualcosa che riconosco passandoci sopra le dita con indifferenza: una replica perfetta del mio costume e di quello di Natasha.

-Sembrano perfetti.- mormoro.

-Lo sono.- replica Brevlov -Li ha forniti lo S.H.I.E.L.D. assieme a tutto l’equipaggiamento.-

-Possiamo passare all’azione, allora.- dico.

            Nel frattempo, se la conosco bene, Natasha non se ne sarà rimasta con le mani in mano.

 

            Sola, nel buio della sua cella, la donna che il Mondo conosce come Vedova Nera non è davvero rimasta senza far nulla. È sicura che Matt Murdock sia riuscito a fuggire e probabilmente cercherà di aiutarlo ma lei non può aspettarlo.

            Mani e piedi sono bloccati alla sedia da manette metalliche impossibili da forzare se non si è Hulk o non si hanno strumenti. Per questo l’hanno lasciata nuda e hanno tolto dai suoi capelli forcine e qualunque altra cosa che pensavano potesse esserle utile come grimaldello, ma c’è una cosa di cui non hanno potuto privarla: la sua volontà. Ora più che mai deve vivere, deve farlo per i figli che porta in grembo e lo farà.

            Le è sembrato di metterci ore ma alla fine, a furia di strusciare i polsi sul metallo è riuscita a far scivolare il sinistro dalla manetta usando il sangue delle ferite che si prodotta come lubrificante. Ora ha un braccio libero. Basterà per quel che deve fare.

            Passano pochi minuti ed una guardia, una donna, entra nella cella.

-Stupida sgualdrina, cosa credevi di fare?- esclama.

            Le si avvicina guardinga e le esamina il polso da cui cola il sangue.

-Dovrei farti medicare prima…-

            Non finisce la frase. Natasha scatta afferrandola al collo e stringendo la carotide sino a farla svenire. Prima che la donna cada, la Vedova riesce a sfilarle le chiavi.

            Non può perdere tempo. Forse questa qui era l’unica di guardia a quest’ora al monitor collegato alla telecamera nascosta nella cella, ma forse Menikov è stato abbastanza furbo da mettere altra gente di guardia ad altri monitor. Deve prepararsi al peggio.

            Una volta libera, Natasha muove gambe e braccia per riattivare la circolazione poi si avvicina alla sua carceriera per spogliarla. Non è proprio della sua taglia ma andrà bene lo stesso. Strappa un po’ di stoffa dalla biancheria intima della donna e la usa come bendaggio per fermare il sangue al polso sinistro.

            Indossa la divisa della sua carceriera ed esce chiudendosi la porta alle spalle. È andato tutto troppo bene finora, le cose cambieranno presto, lo sa. Daranno l’allarme e non le sarà affatto facile uscire.

            Non può pensarci adesso, può solo andare avanti.

 

 

3.

 

 

            Nel salotto di una casa sulla Moscova l’uomo che dice di essere il Colonnello Aliaksiej Aliaksiejvich Ramanchuk, ufficiale del servizio segreto della Bielorussia che porta ancora il famigerato nome di KGB o in lingua bielorussa KDB,[7] si versa una vodka e si rivolge in Inglese al giovane uomo dai capelli biondi davanti a lui:

-Ha fatto un buon lavoro, Capitano Ferrari.-

-Non proprio.- ammette David Ferrari -La Vedova Nera ha fallito ed è stata catturata mentre Devil è scappato.-

-Ma non per colpa sua, ragazzo mio. Lei ha fatto la sua parte in modo impeccabile portandoli dove li volevo ed attivando il comando ipnotico che avevo inserito in Natasha. Povera cara: non ha mai sospettato che volevo che mi sconfiggesse e fuggisse.-[8]

-Resta il fatto che ha fallito e che il Presidente e il Primo Ministro sono ancora vivi, Gospodin Rostov.-

            Andrei Andreievitch Rostov sogghigna prima di rispondere:

-A rimediare a questa situazione ho già provveduto ingaggiando una squadra di agenti di prim’ordine.[9] A lei tocca un altro compito, Capitano.-

-Quale?- chiede Ferrari perplesso.

-Non ho dubbi che a quest’ora Natasha starà già mettendo in atto un piano di evasione. La conosco bene, l’ho addestrata io e non c’è prigione che possa trattenerla a lungo se lei non vuole. Lei deve facilitarle la fuga.-

-Cosa?-

-Natasha mi serve libera e in fuga. Quell’idiota di Menikov le farà dare la caccia sguinzagliando sulle sue tracce i suoi agenti migliori e si distrarrà dal mio vero obiettivo finché non sarà troppo tardi.-

 

            Sono seduto alla mia scrivania al Bugle quando il mio direttore Joseph “Robbie” Robertson mi si avvicina e dice:

-Hai sentito le ultime notizie, Ben?-

-A che ti riferisci?- chiedo.

-L’arresto a Mosca della Vedova Nera per aver tentato di assassinare il Presidente Russo.-

-La Vedova Nera? Vuoi dire Natasha Romanoff o quell’altra?-

-La Romanoff. Stanno anche ricercando un suo complice non identificato. Pensi possa essere Devil?-

            Chi altri potrebbe essere? Sono partiti insieme, anche se non siamo in tanti a saperlo.

-Non riesco a credere che Devil sia coinvolto in un complotto politico, la Romanoff deve essere stata incastrata.-

-Non mi è mai piaciuta quella donna.- interviene J. Jonah Jameson l’editore del nostro tabloid -È stata addestrata dal KGB per essere la perfetta assassina e seduttrice. Forse è semplicemente tornata alle sue vecchie abitudini.-

            Caro vecchio J.J.J. sempre pronto a pensare il peggio di tutto ciò che non rientra nel suo concetto di normalità, cioè quasi tutto.

-Tu conosci bene Devil, Urich, sei suo amico, che ne pensi di questa storia?- aggiunge.

-L’ho già detto: è un eroe non un terrorista.-

-Uhm. Non mi sono mai fidato di questi vigilanti in costume ma lui mi sembrava un tipo a posto. Potremmo farci su un pezzo: “Devil: eroe o minaccia?”-

-Non mi pare una buona idea, Jonah.- interviene Robbie -Piuttosto, potremmo mandare qualcuno sul posto.-

-I biglietti per la Russia costano, gli alberghi russi costano.-

            In un campionato dell’avarizia Jonah e Paperon De Paperoni finirebbero testa a testa.

-Ma pensa allo scoop.- incalza Robbie facendomi l’occhiolino -Gli unici a raccontare la storia dalla viva voce dei protagonisti. Raddoppieremmo la tiratura. Gli inserzionisti farebbero a gara per comprare gli spazi pubblicitari.-

            Ho quasi la sensazione di vedere il simbolo del dollaro negli occhi di Jonah.

-Uhm… se la metti così…- borbotta -… si potrebbe fare.-

-Allora prenoto il primo volo per Mosca per Ben e la Nelson.-

-La Nelson?-

-Non possiamo mandare Ben allo sbaraglio. La Nelson conosce il Russo e poi… alle lettrici interesserà il punto di vista di una donna.-

            Jonah borbotta qualcosa di incomprensibile e Robbie mi dice:

-Chiama la Nelson e dille di prepararsi. A proposito, perché non è qui?-

            Vorrei saperlo anch’io, spero che non si sia ficcata in qualche guaio, è sempre stata bravissima a trovarli.

 

            Mi trovo decisamente più a mio agio con il mio costume da Devil, devo ammetterlo. Chi lo ha realizzato ha fatto un buon lavoro, non c’è dubbio: mi calza alla perfezione come quello che ho lasciato nella mia camera d’albergo e che ora deve essere nelle mani del F.S.B.

            Solo pochi minuti prima ero nella limousine di Simyon Kurasov assieme a Yuri Petrovitch e ora sono sotto il palazzo più sorvegliato di tutta la Russia dopo il Cremlino. Stando ai racconti sulla Lubyanka, è decisamente più facile entrarvi che uscirne, ma non m’importa: liberare Natasha è la sola cosa che conti adesso.

            Quando mi ha detto che voleva un figlio da me prima che fosse troppo tardi, non ho saputo dirle di no, in fondo anch’io l’ho sempre voluto, anche se per lungo tempo ho pensato, perfino sperato che l’avrei avuto con Karen. Farmi una famiglia mi ha sempre un po’ spaventato forse perché mi ricordo della mia, ma mio padre ci ha provato a crescermi bene e pur con tutti i suoi difetti di uomo mi ha trasmesso dei valori che spero di potere a mia volta trasmettere ai miei figli. Anche per loro, che non sono ancora nati, devo salvare la loro madre. Non permetterò che le accada quel che è accaduto a Karen.

            Scaccio questi pensieri tristi e mi concentro su quello che devo fare. Yuri mi ha garantito sei minuti durante i quali i sistemi di sicurezza del palazzo saranno disattivati. Io devo solo trovare l’ingresso ai sotterranei e uscire con Natasha. Facile no?

            Kurasov mi ha fornito una piantina con l’ubicazione di un ingresso segreto dalle fogne. Sono in pochi a conoscerne l’esistenza e lui era uno di questi quando era nel KGB prima di darsi al crimine. Le mie dita l’hanno imparata a memoria ormai

            Arrivo sul posto, l’ingresso c’è ancora ed io ho poco più di quattro minuti. Lo apro seguendo le istruzioni che Kurasov mi ha dato e sono dentro il complesso delle celle. Ora devo solo decidere da quale parte del corridoio andare.

            Mi irrigidisco di colpo. Battiti cardiaci in avvicinamento. Almeno tre. Rumore di metallo contro le anche. Pistole e anche fucili. Gridano qualcosa che non capisco. Dovrò davvero imparare il Russo prima o poi. Mi nascondo in un angolo buio e attendo.

Mi passano davanti e si fermano perplessi. Hanno sentito la mia presenza? Esco dall’ombra e ne afferro uno alle spalle stringendolo alla gola. Una semplice pressione alla carotide ed è svenuto. I suoi due compagni mi fissano ed uno urla:

-Ostanovit'sya, gde vy nakhodites, narushitel!-[10]

            Non ho la più pallida idea di cosa ha detto ma so di avere pochi decimi di secondo prima che spari. Lancio il mio bastone e lo prendo alla fronte. Mi occuperei anche del suo compagno, ma ho appena sentito arrivare qualcuno pronto a farlo.

            Il tizio non sa chi l’ha colpito mentre cade svenuto ai miei piedi ma quel battito cardiaco, l’odore e il ritmo del respiro per me sono inconfondibili: la Vedova Nera è in piedi davanti a me.

 

 

4.

 

 

            La prima cosa che Natasha mi dice, con tono sarcastico è:

-Ce ne hai messo di tempo.-

-Ho trovato traffico.- replico sorridendo -Ma a quanto pare, te la sei cavata benissimo anche senza di me.-

-Stupido. Sono felice di rivederti.-

            Mi abbraccia e mi bacia con passione ed io ricambio. Rimaniamo così per un po’ poi, a malincuore ci stacchiamo.

-Ci sarà tempo per questo più tardi, Matt.- mi dice -Ora abbiamo altro da fare.-

-Certo.- ribatto -Dobbiamo fuggire da qui prima che diventi troppo difficile. Sono qui per questo.-

-Non subito.- replica Natasha -Prima c’è una cosa che devo fare.-

-Di che parli?-

-C’è un uomo qui: Alexei Mikhailovitch Vazhin. È l’ex Direttore del F.S.B. e lo hanno imprigionato ingiustamente. Già una volta ho tentato di farlo evadere ed ho fallito. Stavolta non me ne andrò senza di lui.-

-Sei completamente pazza lo sai?-

            Sono assolutamente convinto che stia sorridendo quando mi risponde:

-Non è per questo che mi ami?-

-Temo proprio di sì e devo essere pazzo anch’io visto che ti darò una mano. Ma prima…-

            Mi sfilo lo zainetto che portavo a tracolla e ne estraggo qualcosa che Natasha riconosce immediatamente.

-Il mio costume completo di gadget. Come hai fatto?-

-Regalo dello S.H.I.E.L.D.- rispondo.

            Natasha si veste rapidamente mentre io sto attento che non arrivino intrusi.

-Comincia a starmi un po’ stretto.- commenta, poi, con voce più dura, aggiunge –Andiamo.-

            Non posso fare altro che seguirla.

 

            Il più grosso dei due uomini in nero mi torce un braccio e dice:

-Questo è solo un avvertimento, Miss Nelson.-

-A me sembra una minaccia.- replica una voce improvvisa -E a me non piacciono le minacce specie contro le mie amiche.-

                Sembra la scena di un film d’azione. Robert Hao è appena arrivato e sferra un calcio allo smilzo che ha tentato di prendere una pistola, poi si rivolge a quello che mi stringe il braccio e lo colpisce alla schiena.

-Tutto bene, Candace?- mi chiede.

-Io… sì… attento!-

                Non ha bisogno del mio avvertimento: si gira di scatto e salta sferrando un altro calcio al grosso stendendolo definitivamente.

-Wow!- esclamo -Sei meglio di Jackie Chan!-

                Robert fa una faccia strana poi scoppia a ridere. Infine mi chiede:

-Chi erano questi tizi?-

-Dicevano di essere agenti federali ma non ci credo.-

-Nemmeno io.-

                Estrae il cellulare e forma un numero:

-Chi stai chiamando?- gli chiedo.

                Lui sogghigna e risponde:

-Un’impresa di pulizie di fiducia. Ci sono rifiuti ingombranti da portar via.-

                A volte Robert mi spaventa davvero.

 

                Alexei Mikhailovitch Vazhin ha quasi perso il conto dei giorni da quando è in questa cella. Solo le chiacchierate col suo carceriere Leonid Yurievitch Antonov, o più semplicemente Leo sono serviti a distrarlo. Sono più monologhi che chiacchierate a dire il vero, ma va bene lo stesso.

            Le notizie che ha avuto sono preoccupanti ed è quasi certo che Menikov non sia all’altezza di farvi fronte. Ha voluto attivare il Protocollo Oscurità ma quell’oscurità potrebbe inghiottirlo.

            I suoi pensieri sono interrotti dall’aprirsi dalla porta della cella nel cui vano compaiono le ultime due persone che si aspettava di vedere: la Vedova Nera e Devil.

-Ti trovo in forma, Alexei Mikhailovitch.- gli si rivolge Natasha in Russo.

-Merito di una dieta equilibrata.- risponde lui con ironia alzandosi dalla branda, poi passa all’Inglese -Suppongo che tu ed il tuo amico non siate qui per una visita di cortesia.-

-Ti porteremo fuori di qui. Alexei Mikhailovitch.-

-Se vi seguo, sarò un latitante ricercato e sarà ancora più difficile dimostrare la mia innocenza.-

-E credi davvero di poterci riuscire da questa cella?-

-Qualunque cosa voglia fare, Generale Vazhin…- interviene Devil -… decida in fretta, non abbiamo molto tempo ormai.-

            Vazhin non ci mette molto tempo a decidere:

-Andiamo.-

 

 

5.

 

 

            Gli amici di Robert sono arrivati in fretta, hanno legato i due presunti agenti federali, li hanno messi in un baule e portati via come se fosse un normale trasloco.

-Non… non li…- comincio a dire.

-Uccideranno?- completa Robert -Tranquilla, Candace. Ti ho detto che l’ho fatta finita con quelle cose. Diciamo che faranno un lungo viaggio da cui non torneranno tanto presto.-

                Non mi sento affatto rassicurata.

 

                Rosalind Sharpe, “Razor” per i nemici e talvolta anche per gli amici, si sta godendo un raro momento di relax nella vasca idromassaggio quando il suo telefono cellulare squilla.

            Numero sconosciuto. La curiosità ha la meglio sulla prudenza.

<<Sono io.>> dice una voce che Rosalind ha imparato a conoscere.

-Era da un po’ che non ti facevi vivo.- replica.

<<Ho avuto degli affari da sistemare. Sai che ho interessi in tutto il mondo. Hai riflettuto sulla mia proposta?>>

-Di entrare in quel tuo Consorzio Ombra? Ci sto ancora riflettendo.-

<<Di entrare nel Consiglio. Dopo la tragica dipartita di Hesperus Chadwick[11] c’è un posto vuoto ed una donna con le tue capacità sarebbe adattissima per riempirlo.>>

-Mi lusinghi. Ci penserò.-

<<Non pensarci troppo, potrei ritirare l’offerta.>>

            La telefonata finisce e Rosalind riflette. Sta decisamente giocando col fuoco e deve stare molto attenta se non vuol finire con lo scottarsi.

 

            Percorriamo il corridoio in silenzio. Natasha stringe i denti ma sento che è stanca, anche se è determinata a proseguire. Forse sono egoista ma penso ai bambini che porta in grembo e mi auguro che non debbano soffrire per lo stress della loro madre.

-Ci siamo quasi.- dico.

-Il vecchio passaggio segreto.- commenta Vazhin -Mi sorprende che un paranoico come Menikov non abbia pensato a farlo chiudere o presidiare. Forse pensava che fuori nessuno ne conoscesse l’esistenza. Ho sempre pensato che abbia un’immaginazione limitata.-

            Mi blocco improvvisamente.

-Sta arrivando gente.- dico -Dietro l’angolo: un uomo e una donna.

-Come fa a sapèrlo?- chiede Vazhin -Io non sento niente.-

            Posso immaginare un sorriso sul viso di Natasha mentre risponde:

-Devil ha avuto un addestramento ninja. Se dice che qualcuno sta arrivando, io gli crederei.-

            Ci appiattiamo contro la vicina parete mentre le voci diventano sempre più chiare anche per loro:

-Sei davvero sicura che non ti senti a disagio?- è l’uomo che parla, in Inglese, lieve inflessione del Midwest -Dopotutto stiamo pur sempre penetrando in un’istituzione governativa del tuo Paese.-

-Quello che stiamo facendo aiuterà il mio Popolo e di conseguenza il mio governo.- ribatte nella stessa lingua una donna, giovane, leggero accento russo. Conosco la sua voce.

-E fare una beffa al F.S.B., aiuta, non è vero?-

            La ragazza non risponde. Un attimo prima di voltare l’angolo entrambi si bloccano e so il perché: sono professionisti e ci hanno sentito. Decido di correre un rischio ed esco allo scoperto.

-Non siamo nemici.- affermo.

-Devil!- esclamano praticamente all’unisono entrambi.

            I due ci squadrano. Non sembrano sorpresi: sapevano di trovarci, qui, come immaginavo.

-Ma guarda!- esclama Natasha pressoché a mio esclusivo beneficio -Il Soldato d’Inverno e Yelena Belova. Che sorpresa interessante!-

-Chiamami Vedova Nera.- ribatte la ragazza.

-Nei tuoi sogni, bambina.-

            Il Soldato d’Inverno. Natasha mi ha parlato di lui e mi ha anche detto chi è veramente e quella sì che è stata una sorpresa.

-Vi ha mandato, Nick vero?- continua Natasha -Gentile da parte sua, anche se ce la stavamo cavando da soli.-

-Non immaginavo che ti saresti portata dietro il traditore Vazhin.- dice Yelena -Questo cambia le cose: non ti permetterò di farlo evadere.-

-Allora dovrai combattere, ragazzina, perché lui viene con noi.-

-Con piacere, vecchia.-

            Mi intrometto tra loro.

-Calmatevi! Non possiamo permetterci scaramucce tra noi. Il tempo stringe e dobbiamo uscire di qui.-

            Improvvisamente sento una presenza alle mie spalle. Se le diatribe tra le due Vedove Nere non mi avessero distratto, l’avrei percepito molto prima.

            Sento il battito cardiaco di Natasha fare un balzo improvviso mentre una voce maschile dice:

-Temo di non potervelo permettere.-

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Davvero poco da dire su quest’episodio se non qualche piccola precisazione:

1)    Il Generale Alexei Mikhailovitch Vazhin, ex Direttore del F.S.B. è un personaggio creato da Chris Claremont & Sal Buscema su Marvel Team Up Annual  #1 del 1979. Ha in comune con Nick Fury l’aver perso un occhio, ma nel suo caso è il destro. I motivi del suo imprigionamento alla Lubyanka sono stati spiegati su The Others  #35 ad opera di Fabio Volino.

2)    Non insulterò la vostra intelligenza spiegandovi chi è il Soldato d’Inverno e nemmeno chi sia Yelena Belova, la Vedova Nera “ufficiale”, sono certo che di loro sapete già tutto quel che serve sapere.

            Nel prossimo episodio: l’inizio di un crossover che si dipanerà anche in The Others  #48 e Vendicatori Segreti #29. Il fato della Russia e forse del Mondo in bilico. Chi sono gli alleati e quali i nemici? Cominciate a scoprirlo qui.

 

 

Carlo



[1] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti. Servizio di Sicurezza Federale.

[2] Sgualdrina in russo

[3] Diminutivo di Vladimir usato in Russo in contesti in cui si vuol sottolinea la familiarità stretta.

[4] Su Marvel Knights #61.

[5] Vedi The Others #35.

[6] Ovvero Miss Marvel.

[7] Kamitet Dziaržaǔnaj Biaspieki. Comitato per la Sicurezza dello Stato.

[8] Due episodi fa.

[9] Vedi Vendicatori Segreti #28.

[10] “Fermo dove sei, intruso!” in Russo

[11] Lethal Honey #19.